the season of dreams

Cielo terso fuori dalle finestre. Nebbia nel cuore. Torpore. Dolore, a volte. Vorrei un cielo così basso da poterlo toccare, allungando la mano. E arrampicarmi sulle nuvole per fare una passeggiata, affondandovi i piedi come nella neve fresca.

Altro sogno, stanotte. Di quelli che ti lasciano in bocca il retrogusto un po' barricato del divinatorio. Gusto che non se n'è andato nemmeno dopo martellate di caffè, dopo il piatto più speziato che sono stato in grado di trovare per pranzo.
La cercavo, in quella casa grande che non riconoscevo. Un labirinto di stanze e corridoi che sapevo lei avrebbe odiato. Nessuna armonia in quei muri, nè proporzione. Corridoi che rubano spazio a stanzette striminzite e ombrose. La pensavo intenta a soppesare il tutto con gli occhi, immaginando cantieri per sistemare questo e quello. E intanto la cercavo, aprendo una porta dopo l'altra, gettando rapide occhiate dentro ogni stanza, ogni sgabuzzino, l'ansia che aumentava lentamente.
Poi, eccola. Anzi, eccole. Sono in tre, e nessuna di loro le assimiglia. Ma è lei. Io lo so. Una di lei distoglie lo sguardo, fingendo (è fin troppo ovvio) di fare qualcosa di indefinito. Una mi sorride, si alza, si avvicina, si mette alle mie spalle, così che non possa vederla. La terza è sparita. La cerco con gli occhi senza trovarla, girando su me stesso. La ragazza alle mie spalle si muove "in dolce accordo" per mantenere la sua posizione relativa, dietro di me.
Percepisco un movimento, una porta che si apre. Eccola, ritorna, con un grande sorriso sul bel volto luminoso. Si allunga e mi sfiora le labbra con le sue. Ma io sono turbato. Non so cosa mi prenda, devo allontanarmi. Faccio un passo indietro, finendo tra le braccia di lei dietro di me. Braccia sottili e abbronzate che mi avvolgono il petto. Sento il suo calore, il suo seno contro la mia schiena. La testa appoggiata al mio collo. I suoi singhiozzi che mi cullano, lentamente, lentamente. Mentre il buio avvolge tutto, tutto sfuma nel buio.

Non so quanto tempo è passato, al momento del risveglio. Avvolto dal piumino, è come se sentissi ancora la sua testa appoggiata alla mia schiena, come se la stesse accarezzando col viso. Penso al freddo che fa fuori. Penso alla sciarpa, i guanti, l'auto congelata. Penso alla strada, al freddo, all'ufficio, al lavoro. Penso: "Non mi alzo. Non mi alzo. Mi riaddormenterò e sognerò ancora e ancora..."

...e ancora, e ancora, e ancora...

E' ancora lì, il gusto. La barrique. Non mi ha lasciato per tutto il giorno. Nera come la notte, dolce come un bacio rubato.

E... beh... credo che andrò a letto, ora.

0 commenti: