SMS

Contro ogni pronostico, dopo vari e sudati tentativi, mia madre ha finalmente imparato l'uso degli SMS.

Però non avrei mai pensato che usasse questa sua nuova capacità per riempirmi il cellulare di spamming.

Nemesi storica... e geografica.

the mud-river blues (part II)

Riassunto della puntata precedente:
[certo che siete dei pigroni! andatevela a rileggere seguendo il link!!]

Jimbo, sgangherato e squattrinato detective privato, riceve la visita di una donna giovane, bella e affascinante che desidera diventare sua cliente ma purtroppo fa in tempo ad accorgersi di aver a che fare con un idiota e a tirarsi indietro. Jimbo fa buon viso, ma a pranzo viene aggredito da due energumeni che pestandolo gli mandano un messaggio chiarissimo, che però lui non coglie.

THE MUD-RIVER BLUES

-- Seconda parte --

Aprii faticosamente gli occhi solo per constatare di non poter vedere altro che un alone grigio e granuloso. Poi mi resi conto che si trattava della ricevuta fiscale. Dodici e settantacinque. Me l'aveva premurosamente appoggiata sulla fronte Al, così che potesse essere la prima cosa che avrei visto al mio risveglio. Come si fa portar rancore ad un ristoratore così onesto da farti la ricevuta anche se sei privo di sensi?
Tornai in ufficio zoppicando. Affondai nella poltrona e chiesi a Ruth di andarmi a comperare un gelato.
"Che gusto, boss?" cinguettò la ragazza.
"Non è importante," risposi. "E' per i miei testicoli."
Mi aggrappai al telefono e chiamai il 17mo distretto. Chiesi del tenente Chou.
"Jimbo, vecchia tanica! Non dirmi che ti hanno rimosso la macchina un'altra volta!" Non raccolsi.
"Chou, non è che sono scappati un paio di gorilla dallo zoo?"
"Ti hanno dato una ripassata, Jimbo?"
"E tu come lo sai?"
"E' la stessa battuta che mi facesti l'ultima volta." Digrignai i denti. "Te la ricordi l'ultima volta, vero Jimbo?" Si, la ricordavo. Vedevo i segni di un battistrada da neve Michelin ogni volta che facevo la doccia; niente male come promemoria. Chou continuò. "Gli attacchi di amnesia costano cari nel tuo lavoro. Ricordati che ti ho avvertito."
"Avvertito di cosa?" dissi, e riattaccai. Bell'amico del kaiser.
Ma a proposito di amnesia, se ricordavo bene era Joe detto "Lo Spillo" che gestiva il racket dei pestaggi in città. E, sempre se non ricordavo male, mi doveva un favore. Aveva aperto una bettola, giù al porto, chiamata per motivi sentimentali "Le Latrine" (da pronunciarsi alla francese). Pare che l'edificio gli fosse stato lasciato dal padre, e che per risparmiare i soldi di un'insegna nuova Lo Spillo avesse preferito mantenere il nome anche se dentro, apparentemente, l'esercizio era cambiato.
Dopo il gelato raggiunsi la pozza putrida e maleodorante che è il porto fluviale di Ironton. Un ottimista sedeva in fondo ad un pontile con una canna in mano, la cesta del pescato recava l'adesivo col simbolo di "pericolo biologico". Le Latrine, dove non ero mai stato, ispirava tutto il ribrezzo possibile, ma alla fine mi feci forza e varcai la soglia usando una salviettina per spingere i battenti. Nonostante l'ora il locale era già saturo di fumo.
"Ciao cocco!" pigolò una voce alle mie spalle.
Mi voltai e mi trovai di fronte la cameriera. Bionda, procace al punto da tendere pericolosamente le sue bretelle come corde di una balestra, doveva aver ricavato gli shorts che indossava da una pezzuolina per pulire gli occhiali, e io fui colto mio malgrado da uno dei miei attacchi di licantropia fulminante. Proprio sul più bello però arrivò Lo Spillo a rovinare tutto, e le dimensioni dei miei canini tornarono nella norma.
"Fatti un giro, bimba." Gracchiò Lo Spillo. "Io e Mr. Anguilla, qui, abbiamo degli affari in sospeso."
"Addio cocco!" ri-pigolò la cameriera facendomi l'occhiolino e sculettando verso il bancone.
Lo Spillo, che grazie ai suoi centosettanta chili era stato costretto a far allargare tutte le porte che desiderava attraversare, spendendo una fortuna in ristrutturazioni edili e relativi condoni, salì maestosamente sul mio callo preferito.
"Non sei benvenuto da queste parti, Anguilla," brontolò. "Fuori ci sarà anche scritto Latrine, ma qui non le vogliamo le cacchine come te."
Misi mano al portafogli e lo Spillo inarcò il sopracciglio destro, la qual cosa si ripercosse dolorosamente, non so come, sul citato callo.
"Voglio solo un'informazione, Spillo," dissi sventolandogli il portafogli sotto il naso. Speravo che abboccasse ma bluffavo alla grande: avevo sì e no gli spiccioli per un Chupa-Chupa. "Oggi due tizi, uno rosso e uno calvo, mi hanno pestato come una grancassa..."
"Sono affari, Anguilla," si lamentò lui senza staccare gli occhi avidi dal portafogli. "Niente di personale, capisci. Con la recessione che c'è di questi tempi..."
"Intendi dire che se non fosse per la congiuntura avresti impedito a quei tangheri di fare una mousse dei miei testicoli?"
Lo Spillo parve disorientato, forse a causa dei rapidi movimenti ondulatori che facevo fare al mio portafogli davanti al suo faccione sudaticcio. E con meraviglioso tempismo la porta de Le Latrine si aprì ne irruppe un paio male assortito d'individui cui l'uniforme non donava affatto.
"Chi di voi è James Deer detto Jumbo?" Di nuovo, maledizione. Era un incubo!
Lo Spillo scese in fretta dal mio callo puntandomi il dito contro, e i poliziotti avanzarono minacciosi ammanettandosi almeno un paio di volte tra di loro prima di riuscire ad individuarmi i polsi.
Nello stesso istante in cui misi il naso fuori da Le Latrine il flash di un reporter mi accecò. Che pubblicità! Beccato mentre vengo arrestato in un cesso di bar da Ollio e Stanlio. Mentre questi chiamavano la centrale per rinforzi, avendo chiuso le chiavi dentro l'auto di servizio, mi venne in mente di chiedere l'imputazione.
"Omicidio, che cavolo!" rispose il più sveglio dei due, forte del vantaggio.
"Omicidio?! E chi avrei ucciso, se è lecito?" La domanda li mise in crisi. Si lanciarono qualche sguardo interdetto, e dopo un momento imbarazzato il meno sveglio accettò dubbioso la responsabilità di dire: "lecito?"
Ma l'altro si fece forza e m'incalzò: "Hai fatto fuori la biondina!"
"La biondina? Che biondina?"
"Miss Bertha D'Aldàm! E non a Lecito, ma nella sua villa a Grillbridge!" Sibilando poi al collega: "Dove cazzo è Lecito?"
Ma io non li ascoltavo più. Bertha uccisa. Non riuscivo a capacitarmi all'idea. Bertha uccisa. Chi è quel pazzo che può pensare di far fuori una donna con la sua dolcezza, la sua classe, il suo charme, e soprattutto il suo strepitoso fondoschiena? Poi, sferzante come una frustata, la comprensione che la vittima, che quella stessa mattina mi aveva fatto visita in ufficio, fosse la figlia ed erede di Zòrz D'Aldàm mi pesò addosso con tutta la sua gravità. Ero uscito da Le Latrine, sì, ma ero comunque nella cacca fino al mento.


-- Fine Seconda Parte --