non è tutto oro...

Mettere in ordine i propri cassetti, in occasione delle lavatrici, può avere effetto terapeutico. Almeno per una mente quantomai sfasata, come la mia, capace di trovare appigli in ogni oggetto pervenga alla sua percezione. Nella fattispecie le T-shirt.

Dunque eccomi qui, lì, che riordino i cassetti, e mi capitano tra le mani alcuni dei pezzi a cui sono più affezzionato. La maglietta con scritto "Take Care Of Me", memore di gloriosi tempi musicali (se c'è qualcuno tra voi - impossibile!! - che ricorda i Subway, ignoto gruppo wave ferrarese, gridi "change!"); quella con scritto "GOD LISTENS 89.3 FM" regalatami da Deddy (Didy) la predicatrice; quella con "The 3 Tees of Golf: vani-Tee, insani-Tee, profani-Tee", regalo di mia madre di quando zappavo i campi pratica di Houston con un ferro 7 (azz! Mi sta stretta!); quella con su "Open Air - Outdoor Poetry", fatta fare in occasione di uno dei volantinaggi di poesia (e passata sotto l'impietoso ferro da stiro di Mani-di-Fata, la colf-terminator, tutta sbavata e quasi illeggibile, poverina); quella con la grafica della Casa Sfuggita e l'inquietante tag-line "Le Temps Court - Le Sang Court", che ho fatto fare durante le riprese del film (ne ho fatta fare una per tutto il cast e la troupe spendendo un'ingiustificabile follia, ma ne è valsa la pena).

Non so spiegare... mi piace portare addosso qualcosa che dica di me. Sono un po' americano, in questo senso. Mentre ero in Texas ho notato un particolare inquietante. Tra tutto quello che hanno in ballo gli americani, se c'è qualcosa su cui sono dannatamente seri sono le T-shirt. Quello che portano addosso è un simbolo di ciò che sono o fanno. Se vedi qualcuno con una maglia della Rice University, puoi star sicuro che studia alla Rice. Se qualcuno porta scritto sul petto "Beer Is My Religion", non c'è dubbio che la sua chiesa sia il liquor store all'angolo e che si confessi solo ad un six-pack di Miller Lite. Le donne incinte vestono l'ormai tradizionale T-shirt con "Baby Here!" e una freccia che indica il ventre. Le ultime che ho visto, lo scorso ottobre, erano le T-shirt indossate con orgoglio da alcuni pazienti, con sopra il disegno dell'organo ricevuto, in posizione anatomicamente corretta, e la scritta "I'm A Kidney (o Liver) Transplant Recipient". E, beh, non c'era alcun dubbio su chi fossero.

A suo tempo, ho capito in pieno l'incredibile livello di "esibizionismo da T-shirt" grazie ad una maglietta che vidi addosso ad una studentessa. Il testo leggeva: "ALL THIS (sulla stoffa ben tesa dalle curve dei generosissimi seni) and a Ph.D." (Qualcosa di simile appare nello splendido fumetto di Frank Miller "The Dark Night Returns", dove una procacissima commentatrice televisiva sosia di Brigitte Nielsen indossa una T-shirt con scritto "ALL THIS - and brains too").

Memore di tutto questo, non sono quasi riuscito a rimanere serio giorni fa, allo sportello bancario in cui la bella cassiera ostentava una maglia attillata sulle prominenti rotondità del seno, con la scritta in lettere dorate (le "o" di "oro" strategicamente posizionate ai posti giusti): "Non è tutto ORO quello che luccica". Sbaglierò, ma ormai l'ho battezzata come rifatta.

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