l'incipit di un grande romanzo noir

"Il mio nome è Al, Al Pontag.
Potete chiederlo in giro. Faccio io il lavoro sporco in questa fogna di città."

frasi memorabili

Da una puntata di Grey's Anatomy:

Paziente [mentre è trasportato sul lettino in chirurgia]: "Ho messo tutto il mio cuore e la mia anima in quel romanzo... e adesso mi si è incastrato nel culo!"

Mi ero appena sintonizzato. Scopro in seguito che in una crisi di rigetto artistico, il paziente è divenuto tale per essersi mangiato il manoscritto del suo romanzo appena terminato.

Allo scorrere dei titoli mi son segnato il nome di chi scrive i testi, ripromettendomi di scrivergli. E' un genio.

in senso inverso

Breve riflessione prima di tornare a scrivere.

Percorro Via Borso a passi tranquilli e mi supera un maggiolone nero cabriolet col tettuccio abbassato. Dentro, al posto di guida, un tipo della mia età, e a fianco a lui un'anziana signora dalla composta chioma bianca. La signora ha con sé dei fiori.

Oltrepasso il cancello della Certosa, facendo oscillare dolcemente la mia rosa, respirando l'aria mite di questa mattinata dal cielo inglese.

In fondo alla strada vedo il maggiolone nero tornare indietro. Va forte. Il suo autista, ora solo, dopo aver scaricato l'anziana passeggera coi fiori, ha evidentemente una gran fretta di andarsene. "Va piàn!" gli impreca dietro un pensionato. Mi passa di nuovo a fianco, stavolta in senso opposto al mio, e per un istante vedo l'espressione sollevata che ha sul volto. I suoi affari sono altrove, qui perde solo il suo tempo. Meno male che può andarsene.

Mentre raggiungo la celletta di famiglia riconosco la chioma bianca che stava sull'auto. Si muove sicura attorno ad alcune sepolture con fiori, vasi, secchielli d'acqua. Non è triste, ogni suo gesto ha un significato, un suo scopo puntuale. Di quella puntualità d'altri tempi, fatta di cose semplici, di momenti attenti, di spiritualità nella concretezza.

La celletta di famiglia è in ordine. Dò acqua alle piante, getto i fiori secchi, lascio la mia rosa.

Sulla via del ritorno vedo ancora l'anziana chioma bianca attorno alle sue tombe. Ha un sacco da fare.

Anche io ho un sacco da fare. Meno male.

Meno male che posso andarmene.

happy birthday, Steve!!

happy birthday Steve!!

One for each other and all for one
the Three brave Amigos are we
Brother to Brother and everyone
A brave amigo
Fighting for justice and liberty
where ever you find is where we will be
for the three brave amigos are we

We are the three Amigos
We are the three Amigos

Over the mountains across the plains
the three brave amigos are we
Stamping out evil till none remains
the brave amigos
the three brave amigos
Where ever they meet us our destinys lead us
amigos we are always together
where ever we go we're three brave amigos
and we'll be amigos forever

We are the three Amigos
We are the three Amigos
We are the three Amigos
and amigos forever we'll be

tipi

Prendendo il caffè stamane ho notato come al barista si adattasse perfettamente la parola "volgare".

Non con (o per) cattiveria. Penso che sia un ottimo ragazzo. Volgare, ecco tutto. Il mio pensiero non era riferito all'individuo in sé, quanto all'individuo in relazione alla parola "volgare", e alla meravigliosa sensazione di una conferma. Come quella vaga esaltazione che prende osservando il mobile dell'Ikea dopo averlo montato. Dunque, ecco il motivo, l'essenza, l'esegesi vivente della parola "volgare". Con l'epidermide perennemente lampadata (d'inverno ai limiti dell'emorragia), le maniche già corte della camicia nera arrotolate fin sopra la spalla per mettere in mostra i muscoli rigonfi, quantità industriali di gel per capelli (che deve rappresentare una voce di un certo peso nel suo bilancio), palpebra perennemente a mezz'asta ad ostentazione di perenne disinteresse (per cosa? boh?).

Non è straordinario questo senso d'appartenenza? Di più! Questa equazione!

"Volgare" è il barista. Il barista è "volgare".

Esattamente come il barista di un altro noto bar del centro è "grezzo".

[Interpellato in merito replicava a sua difesa: "Mì grézz?! 'Nà merda!!"]

E se la cosa non si limitasse ai baristi? Se ciascuno di noi potesse essere rappresentato da un termine così prossimo a cogliere la nostra essenza, da poter sostituirsi al nostro nome, alla nostra foto? Non è affascinante tutto ciò? E io? Come mai potrei definirmi io?

Poi arriva la telefonata di Marta a sistemare tutto.

"Ciccione!!"

Ah, ecco.

budini

Intromissione immaginaria in una conversazione intercettata durante una cena. L'acidina è autrice dal talento inversamente proporzionale alla presunzione.

"Uhmm... buono! Li hai fatti tu i budini?"
"Ho la faccia di una che fa i budini?"

"Beh, i budini magari no..."

punti di vista

L'SMS di Lei: "Grazie per la vacanza indimenticabiile"
L'SMS di Lui: "Quale vacanza?"