dream the dream of you

Freddo. Un freddo cane. Non mi sento più la faccia. Due passi in centro, un trancio di pizza da portare via (cena), una capatina in libreria. Quando sono depresso faccio sempre una capatina in libreria. Quando sono molto depresso leggo tutti (tutti!) i risvolti di copertina e alla fine non compro niente. Quando sono oltremodo depresso compro anche i muri.
Ritorno guidando tra gli indisciplinati concittadini. La prossima volta, per stupirmi dovranno superarmi sorvolandomi. Che vergogna, abitare in città e uscire in macchina (pure in riserva). Ma c'è un freddo... e mentre rientro vengo preso da uno dei miei momenti di separazione dall'anima. Cala il silenzio. L'autoradio è un sussurro ovattato. Gli stop dell'auto che precede, una lucida BMW fresca di concessionario, mi guardano rossi e maligni come gli occhi di un vampiro. La prospettiva dei lampioni in viale Cavour si perde nell'infinito dei miei pensieri...
Un sogno, la notte scorsa. Di quelli che rimangono, ristagnano e fermentano. Alcuni diventano storie, altri rabbiosi mal di testa da abbattere con fucilate di aulin.
In questo guidavo, un'amica al fianco, lungo un non precisato raccordo stradale. A dir la verità anche l'amica non era tanto precisata, essendo una figura nebulosa i cui tratti ricordavano a volte E. e a volte P. Comunque mi sentivo a mio agio, ed è già un buon punto di partenza.
Seguo le indicazioni di E/P e prendo una rampa, per poi accorgermi che non è la strada che dobbiamo prendere. Inizia così un'accesa discussione che termina con la decisione di fermarsi all'imminente area di servizio e chiedere. Improvvisamente non sono più io a guidare, ma E/P, e l'entrata in area di servizio è degna di un film di James Bond. Sfasciamo la macchina, che una volta sceso mi rendo conto essere una vecchia Y10, e chiediamo al benzinaio la strada per Ravenna. Nessun problema, basta prendere lo svincolo successivo a destra e seguire le indicazioni. Per mettere a posto la macchina ci vorranno pochi minuti. Io guardo il rottame fumante su cui siamo arrivati, un po' scettico.
Mentre aspettiamo, P. (ora è sicuramente P.) è galvanizzata all'idea dei nuovi pneumatici leopardati che monteranno sul nostro rottame, vicino a cui ora è parcheggiato un furgone che una ragazza mezza nuda sta lavando con una grossa spugna insaponata. Le passiamo vicino dirigendoci verso una panchina, e P. mi dà di gomito indicandomi l'interno del furgone, stipato di belle ragazze. "Guarda quanta figa!" dice, lasciandomi di sasso. E' un qualcosa che non uscirebbe mai nè da P. nè da E. (e considerato che secondo Freud siamo tutti i personaggi dei nostri sogni, deve per forza essere farina del mio sacco).
Incredibile a dirsi, il panorama è meraviglioso. Una distesa di dolcissime colline verdeggianti dietro le quali stà per calare il sole. Approfittando del momento magico, cingo i fianchi di P. con un braccio. Sento la sua mano che prende la mia. E proprio sul più bello ecco il benzinaio, che fa rotolare un pneumatico leopardato al suo fianco mentre cammina. P. lo raggiunge di corsa, io rimango dove sono, scornato. Ma dopo un istante mi accorgo di tenere ancora una mano stretta nella mia. Non è quella di P., non lo è mai stata. Mi volto e vedo una ragazza dai lunghi capelli scuri, seduta sulla panchina accanto a me, un po' scostata (in mezzo c'era stata P.). Mi sorride e lascia la mia mano, timida ora che mi sono accorto di lei. Io sono più che interdetto. Non so davvero cosa pensare. Cerco con lo sguardo P. e il benzinaio, ma non sono in vista. La ragazza si alza, va verso il furgone. Mi alzo per seguirla, ma nello stesso istante sopraggiungono sia P. col benzinaio, che un tizio minaccioso che altri non è che il proprietario del furgone.
Inizia un dialogo tra me, P. e il benzinaio, ma non lo seguo. Dietro le teste dei miei interlocutori, la ragazza mora scrive qualcosa su un grande foglio di cartone, poi lo gira verso di me. E' un numero di telefono. 338... non faccio in tempo a leggerlo, perchè arriva il proprietario del furgone che mi dà un paio di spintoni e mi minaccia in un italiano stentato ma più che efficace. Io, da bravo pusillanime, allargo le braccia facendogli capire che ho capito perfettamente. La ragazza però è più furba del sottoscritto. Mentre il tizio s'impossessa del cartone, lei mi mostra sorridente un altro foglio di carta, lo appallottola, e lo getta sotto il fugone. Rispondo al suo sorriso, scuotendo un po' la testa, incredulo e affascinato mentre il furgone si mette in moto e se ne va. Cosa potrà mai accadere ora?
Cosa davvero, visto che la sveglia suona in quel medesimo istante (dimenticanza imperdonabile! il sabato mattina si dorme!!), e non lo saprò mai. Non mi rimane che trascinarmi in cucina, preparare il caffè, ed evitare l'esplosione della testa con un generoso dosaggio di Tylenol.
Apro la porta di casa e accendo la luce. Deposito l'enorme sportata di libri che ho comprato sopra la cassettiera, schiaffo il trancio di pizza nel microonde, mi deflagro sul divano e mi tolgo le scarpe. Penso: "forse non è il caso di raccontare i miei sogni sul blog... potrebbero pensare male..."

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