auguri

wishes

la materia mancante dell'universo

L'anno nuovo è ormai alle porte e io ho ancora quello vecchio tutto in disordine.

Sto raccogliendo i giorni sparpagliati sul pavimento per rimetterli nella scatola, ma i torni non contano. Ne manca di roba, qui. Parecchia. Metà novembre è sparito nel nulla, e ci sono ampie porzioni di marzo, aprile e giugno che proprio non ricordo dove possa aver messo. Sospetto il coinvolgimento della colf-terminator, ma è più probabile che, piuttosto dei giorni, abbia fatto sparire il mio maglione preferito. Che comunque quasi certamente è dietro le lenzuola pulite.

E' un bel problema. Io non ci volevo credere, anni fa, ma la questione è proprio questa: dove accidenti và, il tempo?

la tradizionale citazione da Douglas Adams

"La principale differenza tra una cosa che potrebbe rompersi e una cosa che non può in alcun modo rompersi è che quando una cosa che non può in alcun modo rompersi si rompe, di solito risulta impossibile da riparare."

Douglas Adams, Mostly Harmless

il mio collega audiofilo

Si avvicina tutto contento e fa:

"Sai? Poi ho preso il Blue Ray di The Descent!"

Io: "Ma scusa, è una ciofeca galattica."

Lui: "Sì, ma l'audio è spaziale!"

Io: "Ma il film fa vomitare."

Lui: "Però è in DTS 6.1 non compresso!"

Io: "Ma è... da quando hai un lettore Blue Ray?"

Lui: "Non ce l'ho, perché?"

gusti difficili

Ciò che segue è una breve ma fedele trascrizione di una discussione avuta anni fa con alcuni amici. Il tema non è tanto l'incoerenza del protagonista messo alle strette, quanto il ricordo della bella compagnia femminile di cui godevamo io e la mia vecchia compa. C'era di cui essere orgogliosi.

"Insomma, a me piacciono tutte, le ragazze!"
"Ah, si? E la Gorilla, allora?"
"Beh, mi piacciono magre. Cioè, non devono essere grosse."
"E la Motoscafa, allora? Non puoi dire che sia grassa! Anzi, ha un fisico non indifferente!"
"Sì, ma devono avere anche un cranio di fattezze umane!"

[Personale: 1993 > 2000]

postcard from Paris

postcard from Paris

toktor auz

Ormai è ovvio che il mio medico guardi assiduamente Dr. House, e prenda pure spunto.

Gli indizi ci sono tutti:

- non mi caga,
- non mi cura,
- se mi cura sto peggio,
- se sto peggio la sua reazione è una scrollata di spalle,
- quando finalmente sono moribondo mi dà gli antibiotici,
- se guarisco sono stato fortunato.

Se credessi nel karma direi che sto pagando la strage di ragni e lucertole compiuta a otto anni. Ma allora il mio medico dovrebbe essere in procinto di essere rapito dagli alieni e utilizzato per bizzarri esperimenti sessuali con gli animali.

ties

Stamane, mentre cercavo di sciogliere la febbre alta nel sonno, mia madre è passata per casa mia e mi ha lasciato provviste mangerecce e una grossa scatola. Me ne aveva parlato giorni prima. Le cravatte. Ho portato la scatola in camera, come avevo fatto per quella delle camicie, e seduto sul letto l'ho aperta e ci ho curiosato dentro. Ne son emersi fior di ricordi, ovviamente. Alcune di quelle cravatte gliele avevo "prese in prestito" tante volte, alcune con suo dichiarato scorno, altre con sua divertita benedizione. Per alcune altre ancora non avevo mai osato farlo, per quanto erano belle.

Ora sono mie.

Al contrario del sottoscritto, mio padre è sempre stato elegante, molto attento al proprio aspetto, a come il suo abbigliamento lo rappresentasse. In ciascuna di quelle cravatte c'è un po' di quel gusto, di quel compiacimento, di lui.

E ora sono mie.

"Ricordati," diceva, "che il nodo deve essere perfetto, ma poi devi comportarti come se non l'avessi." E pensandoci ora, posso dire in tutta franchezza che, del tempo che mi serviva per "mettermi in ghingheri", quelle volte che mi ci mettevo, un buon 40% era dedicato alla scelta e al nodo della cravatta.

Ora, quelle cravatte che facevo scorrere piano sulle dita, là appese nell'armadio dei miei, ammirandone morbidezza e colori, taglio e tessuti, ora, dicevo, quelle cravatte sono mie. Le ho tutte qui, ordinatamente ripiegate in una grossa scatola, tenute a debita distanza dal mio naso gocciolante per la turbo-influenza che il mio medico di base s'ostina a dire una mia invenzione.

In inglese "cravatta" si dice "tie".

In inglese "tie" vuol dire anche "legame".

E non vedo l'ora di fare il nodo a una di quelle cravatte

cose imparate nel modo peggiore

Un improvviso attacco di tosse durante una pisciata può produrre effetti al di là di ogni peggiore previsione.

Maggie

Anche Margherita -- come il suo fratellone treenne -- ci ha colto tutti impreparati.

Una ridda di sms ne ha dato l'annuncio al mondo (mapporc... ho dimenticato la Raffa!). Immagino mia madre che digita freneticamente sul tastierino: "45 cm 2 kg e 300", e mia sorella multitasking che fa lo stesso, ma contemporaneamente su due cellulari usando vorticosamente entrambe i pollici.

E ora son qui ed è tardi. Il sonno mi sfugge, ruzzolandosi nel mio letto come un gatto irrequieto.

Anche se questa volta è più facile chiudere gli occhi e immaginare, c'è la stessa inquietudine, la stessa strana sensazione alla bocca dello stomaco (e no, non sono le pytas di stasera). E' un po' timore e un po' speranza. E' un po' felicità e un po' tristezza.

Benvenuta Margherita, Maggie, piccola. Benvenuta.

Aiutaci a fare di questo mondo un posto migliore.

arma rettale II

A volte mi chiedo...

Cosa spinge un uomo -- e intendo la parola "uomo" nel senso filosofico di "essere", dotato di coscienza, e capace di rappresentare a se stesso il mondo esterno e di agire conseguentemente -- cosa spinge, dicevo, un uomo a diventare proctologo?


Ridete, ridete. Ogni baldanza svanirà in un istante una volta stesi sul dannato lettino.

vigi-lessa

Sulla Ka blu, che rallenta con la freccia per svoltare a destra.

Mia sorella: guarda che di qui non puoi girare.

Mia madre: perché?

Mia sorella: è ZTL.

Mia madre: [svoltando in scioltezza] assì?

[dopo 30 metri vengono palettate da vigilessa in agguato]

Mia madre: [abbassando il finestrino] Buongiorno.

Vigilessa: Lei è in contravvenzione, lo sa?

Mia madre: Perché?

Vigilessa: Questa strada è zona a traffico limitato.

Mia madre: [incredula] Ma no?

Vigilessa: Si.

Mia madre: Ma da quando? Da poco, vero?

Vigilessa: Dal 2000.

Mia madre: Davvero? E io che ci passo sempre...

Vigilessa: Ah sì?!

Mia madre: Cioè, volevo dire, non ci passo mai. Sa, ho fretta, ho dei surgelati in macchina...

Insomma, se volete avere una buona scusa per scansarvi una multa fate sempre in modo di avere dei surgelati in macchina.

cieli immensi

Ho scoperto che non sono stato il solo a fraintendere un famoso verso di Battisti in "I Giardini Di Marzo". Sollievo. Dopo l'illuminazione avuta durante la lettura di "Playlist - la musica è cambiata" di Luca Sofri, ho fatto un rapido sondaggio tra i miei amici, provocando in tre di loro la medesima reazione allucinata, il rapido sbattere degli occhi increduli, l'atteggiare le labbra ad una perfetta "O" di sorpresa.

sky

Ebbene, ormai è di dominio pubblico. Ma per il sottoscritto e per molti al suo seguito -- o anche prima di lui, se è per questo, tipo Luca Sofri -- sembrava coerente e musicale anche la presunta licenza poetica di:

in fondo all'anima c'è l'immensi
immenso amore
e poi ancora ancora amore
amor per te


Siamo tutti caduti un po' dal pero quando, letta la divertita descrizione di Sofri, ci siam precipitati a digitare nel box di google "i giardini di marzo lyrics", scoprendo che non di "c'è l'immensi" ma di "cieli immensi" si trattava.

Beh, mi son messo al piano e ci ho provato.

Eccheccavolo! Mica ci riesco, a cantare "cieli immensi" dopo "e in fondo all'anima".

cir / concisione

Ho imparato il valore della brevità -- ma qualcuno sentendomelo dire è già scoppiato in una risata rumorosa -- diversi anni or sono, in un negozio di elettrodomestici.

Era, ed è, un negozio piccolino, soprattutto se paragonato ai mostruosi prefabbricati che ospitano oggigiorno le grandi catene tipo Trony, Mediaworld, eccetera. Entrando, non da una porta scorrevole azionata da fotocellula, ma spingendo la maniglia come si usava nel tardo Pleistocene, un campanellino teneramente trillò ad annunciare il mio arrivo, e subito si materializzò al mio fianco il dignitosissimo commesso in camice bianco.

"Posso esserLe utile?" mi chiese con la voce grave di chi è avvezzo a trattare con le persone in lutto.

"Avrei una lampada da tavolo da riparare. Posso portargliela?"

"Che problema ha?"

"Ecco..." iniziai, continuando poi in esametri giambici. "Sotto la base metallica della lampada c'è un cerchietto metallico, che altro non è che il coperchio di un cilindretto che contiene un piccolo fusibile. Quando il fusibile si brucia, il coperchietto viene svitato per poterlo sostituire. Non capita spesso, e per questa ragione il cerchietto metallico s'è un pò incastrato, e per aprirlo è stato necessario forzare un po' finché non s'è svitato di nuovo. Ma così facendo il cilindretto -- quello che contiene il fusibile -- per un po' ha girato assieme al cerchietto -- ovvero al coperchio del cilindretto. E alla fine, girando e girando, penso che i contatti elettrici fissati al cilindretto si siano scollegati."

Il commesso mi guardò un istante con un accenno di sorriso sul volto.

Poi mi freddò sul posto dicendo:

"S'è rotto il portafusibile?"

tennessee williams

Marta spignatta con competenza e fantasia, e io leggo ad alta voce alcuni brani di un libro scritto da Sydney Lumet, uno dei miei registi preferiti.

Ad un certo punto del suo libro Lumet parla di Marlon Brando, che lui ha diretto nel film "Pelle di Serpente".

Mi fermo per aggiungere la doverosa nota a piè di pagina:

"Pelle di Serpente è tratto da una commedia di Tennessee Williams," dico.

Marta pare impressionata.

"Hai mai letto qualcosa di Tennessee Williams?" Mi chiede girando la braciola con un forchettone da cucina.

Rispondo quasi con noncuranza:

"Ho letto quasi tutto di Tennessee Williams!"

E fallendo di notare l'aggrottarsi della sua fronte aggiungo:

"In inglese."

Marta sorride.

Un attimo dopo mi trafigge furiosamente col forchettone da cucina.