politically correct

Oggi giornata cinematografica.
Ho finalmente trovato l'occasione e il tempo di vedere dei film che mi ripromettevo da tempo. No, niente roba d'essai di registi dai nomi dalla fonetica incerta. Roba più semplice e commerciale. Ovvero quel "There's something about Mary" dei fratelli Farrelly che pochi anni fà suscitò un certo interesse per la sua presunta politically uncorrectness. Prima di vedere il film mi ero scaricato da internet la sceneggiatura e avevo iniziato a leggerla, ma avevo dovuto interrompere la lettura quasi immediatamente perchè, giunto alla scena della zip, mi ero quasi incrinato una costola per le risate.
Che dire? Il film è certamente molto divertente. Ma politically uncorrect? Okay, vi sono diverse situazioni in cui in scena ci sono persone handicappate mentali (ovviamente attori che recitano la parte di handicappati), ma non si ironizza su di loro. Tutt'altro. La protagonista li ama e li coccola. Noi spettatori li amiamo tramite lei, e ci indignamo invece quando un tizio senza scrupoli (un esemplare Matt Dillon) li usa subdolamente per conquistarla. Le esilaranti contorsioni del personaggio semi-paraplegico per raccogliere le chiavi, poi, assumono un'importanza tutta loro quando si scopre che in realtà quest'altro tizio dissimula una salute di ferro attraverso le stampelle, sempre per conquistare Mary.
There's something about Mary è molto più "conformista" di quanto le sue sequenze grottesche possano indurre a credere. Qualche tempo fa girava una simpatica email dal titolo "quello che i film vogliono farci credere". Tipo: che appena hai bisogno di parcheggiare trovi un posto esattamente davanti alla porta del luogo dove ti stai recando, oppure che in qualsiasi momento tu accenda un televisore o una radio stanno trasmettendo una notizia di vitale importanza per te, o che "i buoni vincono sempre". Ecco, quest'ultima voce è un pochino troppo generica, anche se sostanzialmente vera. Non è questione di "buoni" ma di scelte. E' un qualcosa di profondamente insito nella struttura stessa dei film di scuola americana. La cosiddetta (notare le maiuscole, prego) Struttura In Tre Atti. Non è luogo questo per tenere lezioni di teoria della sceneggiatura (e nemmeno io sono abbastanza compente per farlo), ma l'equivoco è presto risolto. Nella stragrande maggioranza dei film americani è la suddivisione nei tra atti canonici (impostazione, sviluppo e risoluzione) a suggerire la condotta del protagonista, quale che sia il genere della storia. Al termine del secondo atto l'eroe è sempre costretto a prendere una decisione grave e irrevocabile di cui la risoluzione del conflitto sarà diretta conseguenza. L'eroe è costretto a fare la scelta giusta, la scelta coraggiosa e tempestiva, e sarà compiere questa scelta (il semplice fatto di) che produrrà gli effetti del terzo atto. Ben Stiller ama Mary e questo lo porta a fare "la scelta giusta", anche se così facendo è certo di perderla. Tutti Pazzi Per Mary è una commedia romantica (per quanto a tratti grottesca), e quindi alla fine la scelta di Ben Stiller è quella vincente, e dimostrando alla ragazza il suo amore sincero gli permette poi di poterla avere. Ma se anche ciò non fosse stato, il finale sarebbe stato poi così amaro? Confrontiamolo con quello del geniale Provaci Ancora, Sam di Woody Allen (e per trasposizione con quello del grande classico Casablanca). Diverrebbero praticamente identici: l'eroe rinuncia alla donna che ama ma in cambio guadagna una nuova coscienza di sè e una visione più ottimista del futuro. Sarebbe comunque un lieto fine.
Non sto contestando la scelta del finale del film dei Farrelly, anche se la scena in cui Ben Stiller se ne va piangendo (come quel liceale che da 13 anni non ha mai smesso di essere, grazie all'amore che prova per Mary), è talmente poetica e carica di empatia che io avrei chiuso lì, su quel pianto liberatorio. No, quello che sto dicendo è che secondo me per essere veremente politically uncorrect, un film ha bisogno di un approccio un po' più vicino a quella realtà che se ne infischia alla grande che si sia fatta la scelta giusta al momento giusto. Quella arbitrarietà (vedi messaggio sulla sfiga) che scombussola ogni nostro piano nei modi più imprevedibili e spesso drammatici, e magari anche grotteschi alla maniera dei f.lli Farrelly. E in ogni caso fare una scelta e ottenere il premio cui questa scelta si riferisce non sono affatto legati nè automatici. Nella vita reale la scelta giusta (o quella che credi che sia la scelta giusta), spesso non premia nè con la ragazza nè con una nuova coscienza di sè. E' più probabile che faccia guadagnare un bell'esaurimento nervoso.
Il film merita, non c'è che dire. Ma se siete alla ricerca della "scorrettezza" politica credo che dovrete andarla a cercare altrove.
Per la cronaca, i f.lli Farrelly sono anche autori di una piccola perla sottovalutata dal titolo Kingpin, che a mio parere è molto superiore a Tutti Pazzi Per Mary (certo, il cast è meno famoso...).

0 commenti: