#13

E' il tredicesimo messaggio, e caso vuole che vi si parli di sfiga.
Oggi un collega, citando un articolo letto chissà dove, ha osato dire sopra le sue tagliatelle che la sfortuna non esite. Apriti cielo (che piovono santi)! E' stato immediatamente sommerso da esempi "sfigati", e nonostante la sua eroica resistenza alla fine è stato costretto alla resa.
Non sono del tutto in disaccordo circa la non esistenza della sfortuna. Avendo studiato legge, mi sono trovato ad affrontare il cosiddetto "principio della materialità" nel diritto penale, ovvero il principio per il quale perchè un fatto (una condotta) sia punibile è necessario che sia stato ciò che ha prodotto materialmente il danno. Esempio: io sparo a tizio. Tizio muore. Io sono causa dell'evento. Oppure: io sparo a Tizio ferendolo gravemente. Arriva un'ambulanza che carica Tizio e parte a sirene spiegate. Al primo incrocio l'ambulanza sbanda e ha un terribile incidente, in seguito al quale Tizio muore. Io sono causa della morte di Tizio si o no? Se io non gli avessi sparato non si sarebbe trovato a bordo dell'ambulanza. O no?
Lo studio della causalità è affascinante e ricco di controversie, ma in sintesi la cosa che colpisce di più è l'idea che il "caso" non esiste. Niente è casuale, è semplicemente una questione di ignoranza. Se fossimo onniscienti il caso non potrebbe mai sorprenderci.
Se, ad esempio, sapessimo che Pincopalla, al volante della sua Punto giallo Ferrari con cerchi in lega e sospensioni ribassate, sta sopraggiungendo all'incrocio senza notare il semaforo rosso perchè intento alla regolazione dell'autoradio, col cavolo che spingeremmo sul gas allo scattare del verde. Oppure, per meglio intenderci, se fossimo coscienti dell'esatto grado di usura dei nostri pneumatici, dell'esatta traiettoria della ruota sulla carreggiata, della presenza e dell'esatta posizione di un vetro appuntito sulla strada, il fatto di bucare proprio in quel posto e proprio in quel momento (magari a notte tarda e sotto una pioggia torrenziale) non ci stupirebbe affatto. E anzi cambieremmo la nostra condotta di conseguenza.
Dicevo però di non essere "del tutto" in disaccordo. Permangono dubbi che stanno a monte di tutto ciò.
Prima di tutto, e fino a prova contraria, nessuno di noi è onnisciente. (Non so voi, ma io neache ci terrei ad essere onnisciente, dato che mi rovinerebbe il gusto della lettura e la visione dei film. Ok, chiusa parentesi).
In secondo luogo, anche la conoscenza a volte, se mi permettete questo gergo giurisprudenzialistico, non è sufficiente ad evitare l'evento dannoso. Deja-vu: "attento che si scivola!"... Sbam! E giù santi innocenti.
Dulcis in fundo, i meccanismi della causalità sono così complessi o arbitrari, o tutte e due le cose insieme, che sfido chiunque, compresi i professori di diritto penale, a non chiamarne il risultato "sfiga".
Se nel giro di un quarto d'ora tre diversi distributori di benzina self service vi fottono ogni singola banconota che avete (visto!), o la donna che passeggia a un passo da voi si sistema la borsetta, e urtando la bottiglietta d'acqua che reggete la colpisce, evidentemente, in un punto sensibile, facendola letteralmente esplodere sulle vostre Clark's nuove di zecca (visto anche questo!), o se colpiti sulla folta capigliatura dalla perfida "bomba" di un piccione, alzate lo sguardo al cielo per lanciargli una maledizione e venite centrati in piena fronte dalla perfidissima bomba sganciata da suo fratello (visto anche questo, indovinate dove? Esatto! Venezia!), ammettetelo, non vi viene subito da dare la colpa alla vostra ignoranza.
E quindi, nonostante l'ammirevole ed eroica resistenza del collega contro l'astio generale che l'ha percosso senza pietà, devo unirmi al coro. Ebbene, la sfiga esiste. E siamo tutti (tutti!!) sotto tiro.

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