eightball

I° giugno 1993. Houston, Tx.

La sera prima io, Magi e Marco, dopo esserci fatti del male con una fritturina di pesce sintetico al Red Lobster, raggiungiamo un paio di amici in un postaccio a Montrose per una partita a biliardo. Per la cronaca, Montrose è il quartiere gay di Houston, sul quale ti viene fatto un lavaggio con ammollo e centrifuga al cervello perchè te ne tenga il più lontano possibile o adotti le opportune precauzioni, tipo avvolgerti tutto col cellophane a mo' di total condom. Raccontare che sei stato a Montrose suscita di solito preoccupati risolini anche dopo che hai dato prova di rigorosa eterosessualità.

Battuta classica da italiano in trasferta in USA: ti sei "fatto" nuovi amici?

Sarà, ma il mitico Fred pur abitando a Montrose s'è "fatto" una collezione di belle figliole da far invidia a qualsivoglia latin-lover mediterraneo in trasferta, e a quanto mi risulta il respirare la stessa aria che respirano i gay (tipo "fumo passivo") non gli ha causato nessuna controindicazione. Comunque -- a scanso di equivoci -- io, Magi & C. a Montrose andavamo a giocarci a biliardo, e per essere dove si trovava il locale conteneva una singolare quantità di red-necks, la maggior parte dei quali, da come si piegava sui biliardi, non sembrava temere la "minaccia" gay.

Quella era la sera del 31 maggio, e io non imbucavo neanche a metterla dentro a mano. Persi ogni partita che giocai e pagai birre ai vincitori senza fare una grinza. Provavo un'inquietudine singolare, ineffabile. Ogni tanto lanciavo un'occhiata in direzione della porta, come se mi aspettassi di veder comparire qualcuno di conosciuto. Il Juke-box si lamentava con la voce di Garth Brooks. Il testo era la classica melassa country di lei tanto bella che fa sognare lui, ma all'improvviso se ne va inspiegabilmente con un agente immobiliare. Oh-Yeah. Mi avvicinai all'oggetto luccicante (il secondo juke-box a cd che avessi mai visto -- il primo stava al "Live Bait" ed era molto meglio fornito), ma l'unica canzone che conoscevo era "Walking On Sunshine" di Katrina & The Waves, e se avessi programmato quel pezzo credo che ora non sarei qui a parlarne. Così lasciai perdere e constatai che in Texas, sì, ascoltano effettivamente Dolly Parton (o meglio lo facevano 11 anni fa, sono un po' disinformato per ciò che riguarda il nuovo millennio).

A casa faticai a prendere sonno. Era lunedì notte. Pensavo al maledetto biliardo, alle maledette leggi della fisica, e al motivo per cui non riuscivo a coniugare il primo con le seconde. E pensavo all'ennesima seduta di dialisi che mi aspettava il giorno dopo. Ma che poi non feci mai.

I° giugno 1993. Mi telefonò Dana alle cinque di mattina. A mezzogiorno ero in sala operatoria.



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