happy happy new year

Fuochi d'artificio fuori dalle finestre. Anni fa a Roma, allo scoccare della mezzanotte sembrò improvvisamente di essere finiti nel mezzo di una battaglia in Bosnia. Questo scoppiettio ferrarese e vagamente molesto ricorda più i pop-corn dentro un forno a microonde. Do ut des, suppongo. La minor vivacità dell'evento è compensata dal non essere sottoposti al rischio di essere colpiti da un "mortaretto" delle dimensioni di un vettore Saturno ("Houston, we have a problem...").

Beh, eccoci qui per un altro capodanno...
Ora di tirare somme, mettere puntini sulle i, chiudere capitoli, archiviare faldoni. Discorrendo con un amico sono saltate fuori un paio di cose interessanti, di cui vorrei farvi parte. Oddìo, niente di universale. Tutt'altro. Pure, nella nostra ingenua umanità, anche le piume hanno il loro peso.

Dunque ecco qui. La prima è una timida conferma alla discussa teoria che il denaro non faccia la felicità. E infatti lo scorso anno, in questo stesso periodo, pur essendo il mio conticino corrente in un "profondo rosso" di darioargentiana memoria io ero l'Uomo Più Felice Della Terra. Quest'anno, pur continuando ad essere un conticino, è discretamente in attivo, eppure la cosa non rende meno angosciante il vuoto che porto nel cuore.

La seconda è un'umile considerazione sull'oggetto dei festeggiamenti. Domanda: cosa festeggiate? Che sia finito il 2003 o che stia iniziando il 2004? Io, personalmente, non mi sento di festeggiare alcunchè, ma piuttosto prendo atto. Stappiamo lo spumante e prendiamo atto, l'anno finisce. Alziamo i calici, ma facciamolo ogni giorno della nostra vita, perchè ogni giorno qualcosa inzia e ogni giorno qualcosa finisce. E non importa che sia il 1° gennaio, il 25 febbraio, l'11 maggio, il 1° giugno, il 30 settembre o il 28 novembre. Ogni giorno ha 365 altri giorni alle spalle e 365 di fronte. Io non mi sento di festeggiare alcunchè, ma se proprio dovessi, festeggerei la fine di questo strano, meraviglioso e terribile 2003 (che vorrei poter mettere dentro a una bottiglia da portar sù di tanto in tanto dalla cantina, e berne un breve sorso dolceamaro in un brindisi agli amici assenti, gli amori perduti, i vecchi dei e la stagione delle nebbie), piuttosto che un 2004 di cui ho più da temere che da rallegrarmi.

Come avevo anticipato, niente di universale.

C'è chi festeggia e chi no. A scanso di equivoci auguro a tutti voi un anno che sappia superare le vostre migliori aspettative. Vi abbraccio.

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