sigh... sigh... sighientu

Non è stupefacente questo concatenarsi di eventi apparentemente senza senso? Questo recidere ogni nesso di causalità, e poi stupirsi delle peculiarità degli attimi, delle combinazioni impossibili che si manifestano sotto i nostri occhi, come questa mia improvvisa e straordinaria immunità al caldo e all'afa dopo aver speso una follia per l'impianto dell'aria condizionata?

E così finisce che una giornata che tutto sommato sarebbe potuta anche diventare passabile diventa un boccone di traverso, con annesso rischio di soffocamento. E tutto a causa di un volantino di Mediaworld infilato nella buchetta dei miei.

Grazie al quale vengo a sapere che la stampantina a sublimazione che desideravo tanto è lì che mi aspetta, in... [glissato d'arpa] "offerta" [con undici effe].

Mi avvicino al banco del digital imaging e scopro, non senza raccapriccio, che una hostess dà dimostrazioni del marchingegno. Ovviamente conosce la lezioncina a memoria; ogni mia domanda tecnica non provoca che una breve, e un po' stizzita, interruzione della sua performance, subito ripresa. Poco male, so già tutto (tranne che il dock non è compatibile con la digitale che ho acquistato a Natale, e che potrò stampare solo da computer, ma questo lo scopro solo in seguto, e non è tanto importante), e mi lascio fotografare dalla pulzella. E' in offerta anche la macchina che usa per la dimostrazione, ed è ovvio quello che si vuole dimostrare qui: che può essere usata con ottimi risultati anche da un inetto totale. Mi convince completamente... peccato che abbia già la mia digitale.

Comunque, nell'offerta è compresa una bottiglietta da mezzo litro di acqua minerale, per ricordare che l'uso dei prodotti digital imagin kodak è (complimenti ai ragazzi del marketing, complimenti davvero) "facile come bere un bicchier d'acqua", oltre ad un buono sconto per un soggiorno in qualche villaggio vacanze di un tour operator di cui mi viene consegnato l'elegante e patinato catalogo.

A casa, nonostante la scoperta dell'incompatibilità della mia macchinina col dock appena acquistato, installo e stampo in un batter d'occhio magnifiche foto del mio nipotino preferito. Tutto gongolante m'appresto a mettere ordine tra accessori e imballaggi quando il mio occhio cade innocentemente sul catalogo.

Se questo fosse un film horror cercherei di rendere l'anticipazione inquietante con un dettaglio del catalogo sulla mia scrivania, magari ripreso con un teleobiettivo che ingrandisca e avvicini drammaticamente l'immagine in secondo piano (leggermente fuori fuoco) del sottoscritto che vi si avvicina, si avvicina cautamente, e allunga la mano per poi fermarsi inspiegabilmente. Quindi un bel primo piano del sottoscritto con occhi spiritati e il respiro affannato per l'apprensione. Poi controcampo sul catalogo, su cui è sospesa l'ombra della mia mano esitante. E dopo un nuovo primo piano del sottoscritto, in cui si vede la determinazione all'azione, un nuovo dettaglio del catalogo, o meglio, della scrivania da cui il catalogo scompare, afferrato dal sottoscritto, uscendo di campo. Rimarrei sulla stessa inquadratura, comprendente anche il sottoscritto più o meno all'altrzza della cintola, con il sommesso frusciare delle pagine sfogliate fuori campo. E terminerei in un urlo agghiacciante, e un rallentatore del catalogo bianchissimo che cade al suolo, inseguito da un furioso arpeggio d'archi... manco fosse il Necronomicon...

Invece (ed è proprio qui ciò che mi sconvolge della vita: quel suo modo insopportabile di vestirsi d'impoeticità, i modi più comici con cui usa inscenare i suoi drammi, grandi o piccoli che siano), invece, dicevo, grattandomi rudemente il posteriore, scottato poco prima dai roventi sedili in pelle della mia auto lasciata troppo al sole, senza sollevarlo dalla scrivania apro con leggerezza il catalogo ad una pagina a caso ed ecco la giornata prendere una piega diversa.



Una bella foto dell'hotel Sighientu. [Merda] E la bassa catena dei Sette Fratelli sullo sfondo. [Merda, merda]

Ma si può? Si può sentire ancora il cuore che sprofonda nel petto dopo tanto tempo? Un posto che ho solo visto, poi, anche se è stata l'ultima cosa che ho visto della Sardegna. L'ultima colazione, al bar della marina di Capitana. L'aria fresca del mattino. Lo sciabordìo dolce dell'acqua nella piccola darsena, che potevo sentire persino io. Io e lei che affettavamo indifferenza, camminando lungo la palazzina ben ristrutturata di cui ora ho la foto sotto gli occhi.

Come si fa a dimenticare se tutto cospira per riportare il dolore a galla?

E la prossima volta potrei anche lasciare il volantino nella buchetta dei miei, ma cambierebbe qualcosa?

Se solo riuscissi semplicemente a vivere...

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