cogitationis paenam nemo patitur

Riemergo da un attacco di artrite cervicale che mi ha incapacitato per qualche giorno. Il tempo di uscire e già mi vorticavano come le lame di un frullatore Girmi.

Scena 1:
Incolonnato nel traffico. Noto un anziano in difficoltà. Sta lottando con la bicicletta, che le due voluminose borse della spesa appese al manubrio hanno fatto cadere rovinosamente a terra. Si vede tutta la sua rabbia, la sua mortificazione, la sua impotenza.
Ma...
A mezzo metro dall'anziano parcheggia in scioltezza una station wagon il cui autista sembra già in piedi prima ancora che il mezzo sia fermo. Sta tutto nel polso: il tizio agita a mezz'aria il telecomando, l'auto si chiude con doppio lampeggìo delle freccie e classico cicalino alla Star Trek. Il tutto tenendo gli occhi sull'anziano alle prese con la sua catastrofe formato famiglia. L'autista della station wagon si dirige a grandi passi verso il poveretto.
"Un vero angelo custode!" penso mentre il verde sblocca il mio ingorgo.
Sempre senza staccargli gli occhi di dosso il tizio raggiunge il pensionato -- che è evidentemente incapace di rimettere in piedi bicicletta e spesa, ed ha dipinta sul volto un'espressione veramente disperata --, ma invece di aiutarlo (come ingenuamente avevo sperato) scavalca la bicicletta con un lungo passo e (questa è perversione?) tenendo gli occhi su di lui e camminando a ritroso entra nel negozio da cui il vecchio era uscito.
Il traffico mi spinge oltre. Lontano da quel piccolo enorme atto di sadismo. O indifferenza, ma in questo caso sento che le due cose coincidono.

Scena 2:
Incolonnato nel traffico (sembra incredibile ma a Ferrara c'è traffico come a Honk Kong).
Lavori in corso, la cui unica utilità (oltre a rendere il traffico come quello di Honk Kong) è rimpolpare tasche clientelari. Un delirio di segnalazioni fatte sia dagli operai, che se la tirano con il loro palettone rosso e verde, e dei vigili urbani. A quanto pare non c'è coordinamento tra i segnali degli uni e degli altri.
Un operaio con imperioso gesto del palettone mi ordina di girare a destra.
"Ma io devo andare a sinistra," mimo sconsolatamente attraverso il parabrezza.
L'operaio è inflessibile. Giro a destra e mi fermo immediatamente causa nuovo incolonnamento. Appena sono passato il vigile urbano dal centro della carreggiata segnala alla colonna di cui ero la testa di sbrigarsi, maledizione, a svoltare a sinistra.
Dopo un attimo di perplessità abbasso il finestrino e chiedo al vigile:
"Ma quel tizio con la paletta non aveva detto che a sinistra non si può girare?"
"E lei dà retta a quello?"
Prometto solennemente qui davanti a tutti che la prossima volta lo investo.

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