halloween

E un altro Halloween se n'è andato.

Per anni, le uniche notizie che avevo riguardanti questa festa mi erano date dai fumetti di Shultz. Bambini vestiti da fantasmi, "o la borsa o la vita" (così "trick or treats" veniva tradotto negli albi dei Peanuts), l'immortale Linus che trascorre la notte nell'orto in trepidante attesa del Grande Cocomero.

Poi, trascinato dagli eventi in quel di Houston, Texas, vi giunsi nel bel mezzo della follia halloweeniana, e cominciai a rendermi meglio conto. Percorrendo in taxi la six-ten, ai lati della strada potei vedere smisurate distese di enormi zucche arancioni. Prego notare che l'accento è da porsi su "smisurate" e "enormi". Da qui il dubbio: ma davvero avevano bisogno di tutte quelle zucche? Di quante zucche, in termini del tutto teorici, aveva mai necessità lo houstoniano medio? Non sapevo che di lì a poco avrei trovato risposta alle mie domande.

Ancora pochi giorni prima, nel prendere l'aereo, non mi avrebbe nemmeno sfiorato il pensiero di poter essere invitato ad una festa di Halloween, ma ora che l'amica al telefono me lo proponeva all'improvviso non stavo più nella pelle. La festa si sarebbe tenuta a casa di Meredith, una giovane e molto gentile signora del gruppo di volontariato del Medical Center.

Arrivammo sul pick-up di Leslie. Di quante zucche aveva bisogno lo houstoniano medio? Solo dal cancelletto del giardino agli scalini della veranda ce n'erano sei, due delle quali, poggiate sul primo scalino, erano intagliate con stupefacente maestria, evidenziata dalla tremolante e suggestiva luce della candela posta al suo interno. Dentro ce n'erano altrettante, per giungere al totale di dodici e permettendomi una prima stima del fenomeno. Dunque, dodici zucche pro capite per cinque milioni di abitanti (che all'epoca era la popolazione di Houston) facevano sessanta milioni di zucche. Okay, ero colpito.

A quella festa conobbi anche Lilly ed Elsa, che sarebbero diventate mie grandissime amiche. La prima travestita da coniglio (al nostro successivo incontro non la riconobbi, senza lo strato di peluche), la seconda da camerierina francese sexy (sottolineato svariate volte e in rosso "sexy"). Non è infatti vero che a Halloween ci si travesta esclusivamente seguendo temi tenebrosi o lugubri. E' il loro carnevale, e qualsiasi costume va bene. Forse è per questo che rimasi di stucco - sicuramente tratto inganno dalla camicia di flanella a quadrettoni, i jeans slavati con fibbiona d'ottone con sopra il proverbiale armadillo, e i camperos -, quando Joy iniziò a cantare. Ma insomma, provate a immaginare: in una casa in Texas, un tizio vestito da cowboy attacca il jack all'ampli e accorda la chitarra. Cosa pensate che suonerà? Lucio Battisti? E così Meredith richiama l'attenzione del publico (del "variegato" pubblico, composto da streghe, scheletri, fantasmi, conigli, alieni, samurai e un R. Nixon) annunciando che Joy canterà qualche canzone. E, dopo il caloroso applauso d'incoraggiamento, Joy arpeggia per qualche secondo, per scaldare le dita, e poi attacca:

"Il carretto passava e quell'uomo gridava: 'gelati!'..."

Stupore.

Però è giusto. Insomma, se fosse stato lui a Ferrara e io a cantare, avrebbe sentito "A forest"!

1 commenti:

    Ciao Frency, bentrovata!
    A dir la verità non me ne sono mai andato, da blogger.
    Diciamo che mi sono preso una pausa di riflessione da digiland.
    Un abbraccio,
    enrico