HPL film festival

A Portland al H.P.Lovecraft Film Festival, qualche giorno fa.
Dite che ero nervoso? Ebbene, ero nervoso. Di nuovo negli USA dopo 8 anni di lontananza... e poi il mio inglese... ormai degenerato in un balbettio imbarazzante.
Alla dogana mi chiedono se ho con me cibo di qualche genere, carne, frutta o verdura. Io, con la miglior faccia tosta italiana, "dimentico" i 5 kg di Parmiggiano Reggiano (un presente originale, dovrete ammetterlo) che zavorrano le mie 2 (due!) valigie, sperando in cuor mio che non abbiano cani antidroga, perche' non saprei cosa ne verrebbe fuori, altrimenti. Perche' due valigie? Una brillante idea di mia madre: perche' portare una sola, enorme e pesantissima valigia, cosi' scomoda e difficile da trasportare, quando puoi portarne due e raddoppiare il peso?
Seguo le istruzioni di Andrew fuori dall'aeroporto e sulla Light Rail, scendo alla stazione designata e inizio la via crucis verso l'Econo Lodge sulla Broadway. Problema uno: dove c**** e' il f*****o Econo Lodge sulla Brodway e, per inciso, dove c**** e' la Broadway? Problema due: queste 2 (due!) valige del c**** non dovevano avere le ruote?
E' tutta una pioggia di santi mentre trascino l'equivalente del mio peso in biancheria e Parmiggiano in su e in giu per le strade di Portland, e minaccia pure di piovere. Per intenderci, non quella roba timida e umidiccia che chiamiamo pioggia in Italia. Siamo nel Northwest. Qui quando piove si rischia l'annegamento (le solite americanate!).
Miracolo (o disdetta, dipende dai punti di vista, devo aver preso la direzione sbagliata!): davanti a me si profila la sagoma surreale dell'Hollywood Theater. Gli avventori, tutti rigorosamente in nero, che affollano il marciapiede antistante mi confermano che sono proprio all'H.P.L.FF! Bene. L'albergo e' alle mie spalle. Two blocks away, se ricordo bene. Un altro paio di santi lasciano il loro posto tra le nubi mentre raggiungo la lobby e prendo possesso della mia camera.
Dopo l'orientamento spaziale devo risolvere il problema dell'orientamento temporale: l'orologio sul mio cellulare mi dice (giustamente) che e' l'una di notte (e che ormai sono in piedi da 21 ore), ma a Portland sono le 5 pomeridiane e il pensiero di dover resistere ancora almeno fino alle 9 mi getta temporaneamente nello sconforto.
L'Hollywood Theater (in restauro: volete contribuire? www.hollywoodtheater.org) ricorda una casa infestata: quale posto migliore per un festival dedicato al Maestro?
Entro e mi presento. Dopo qualche attimo di perplessita' scatta l'entusiasmo. "And you came all the way from Italy, right?" Manco l'avessi fatto a nuoto! Il boss del festival mi riempie di pubblicazioni, cd, magliette, foto autografate da Stuart Gordon. E infine mi mette al collo il pass personalizzato col logo del festival, il mio nome, il titolo del film e le parole magiche: Film Maker. Ventidue ore di viaggio (e due pasti a bordo di un volo Lufthansa!!) svaniscono in un attimo dopo che ho il pass. Come tutto cio' che e' legato a Lovecraft, deve avere qualche dote soprannaturale.
Mi ambiento e faccio conoscenza con diversi scoppiati piu' o meno locali. Bisogna fare sempre i conti col fatto che siamo in America. E' un piccolo festival, in fondo, ma non ho mai visto tanta gente appassionata di Lovecraft tutta insieme. Quando e' ora di iniziare le sale, tre, sono gremite. Mi accomodo in una poltroncina dell'Upper Left Screen assieme al mitico Graig e a suo zio, e la luce in sala si abbassa. Sullo schermo enorme la stanza di una casa evidentemente disabitata, nella luce calda del tramonto. Voce fuori campo: "Il posto delle cose non e' dove crediamo che sia..." Il pallone rompe la finestra, ecc. ecc., crediti, ecc. ecc.
Il pubblico risponde bene. Lo tengo d'occhio anche se e' difficile staccare lo sguardo dallo schermo... il film e' cosi' grande! E si notano particolari che sul televisore sfuggono inesorabilmente all'occhio.
Le immagini scorrono, la storia si dipana e il pubblico non molla. Arriva la scena del polso della violinista ed e' tutto un coro di "yeouch!". Siamo nel finale. Un pallone rompe di nuovo la finestra, il sole tramonta di nuovo. La porta sbatte chiusa e cade il buio. Bienvenue a la maison. Crediti.
E applauso. Scrosciante, appassionato. Quando dico che sopravvivo rincorrendo i miei sogni, mi riferisco a questo.
Io gongolo, aspettando in silenzio che il pubblico si alzi e se ne vada. Cosa che naturalmente non succede, perche' il programma dice chiaramente che dopo la proiezione ci sara' "Q&A with screenwriter". Mi frego le mani per l'anticipazione di questa chicca succosa. Poi Craig mi da di gomito e fa' un cenno con la testa... dimenticavo: sono io!
Il pubblico rimane in sala e, dopo che sono salito sul palco e sono stato presentato, iniziano le domande. Alcune scontate: quanto tempo ci ho messo a scrivere la sceneggiatura, quanto tempo sono durate le riprese, chi c**** e' la donna bendata, ecc. Poi iniziano le domande piu' interessanti. Tipo: Lovecraft usa raramente personaggi femminili, come mai avete deciso di inserirne addirittura tre in ruoli cosi' importanti? Wow! Oppure: da cosa e' stata dettata la scenta dei racconti da inserire nella storia? Qual e' stata la difficolta' maggiore nella stesura della sceneggiatura? Come hai scelto gli episodi da riportare nella sceneggiatura e quelli da escludere? E cosi' via e cosi' via.
Io, in piedi da 26 ore e cotto come uno strudel, rispondevo nel mio inglese quantomai "fantasioso" e "creativo".
E, per una delle poche volte nella mia vita, ero felice.

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