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Oggi in clinica.
Devo farci stare tutto. Prelievi, visita del dott. Kahan, la prova da sforzo nucleare (di qualsiasi cosa si tratti... ho il terrore che sia un ECG mentre vado di corpo in un gabinetto radioattivo).
Cosi' imparo ad organizzarmi meglio.
Sfatiamo subito il mito dell'America super organizzata ed efficientista. Se vi viene il sangue alla testa ogniqualvolta avete a che fare con la burocrazia medica italiana, tenetevi lontani dal Texas Medical Center. Se la vostra salute non ve lo permette, un solo consiglio: fate la voce grossa... da subito!! Fate sapere loro chi e' che caccia la grana e, medici a parte, ha voce in capitolo.
In Italia saremo anche abituati a far di ogni necessita' una virtu', ma alla lunga cio' puo' portare dei benefici. Ad esempio riuscire a fare un banale prelievo del sangue a una ventina di pazienti in meno delle due ore e rotti che ci mettono questi phlebotomists del c****!
No, non ascoltatemi. Sono riconoscente a questi phlebotomists del c****. E non solo a loro. Gli ingranaggi saranno un po' ferragginosi, ma in fondo il meccanismo funziona. Le persone vengono curate, o, con una parola troppo compromettente per essere pronunciata ad alta voce, "guarite". E diffidate delle statistiche. Il luogo comune che si puo' far dire loro cio' che si vuole e' vero, verissimo. Cardiologi e cardiochirurghi italiani (o una buona parte di loro) hanno un bel sbandierare di cifre che la "loro" mortalita' post-intervento e' inferiore a quella statunitense. Solo omettono un particolare imbarazzante. Che "loro" i pazienti difficili non li operano.

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