vecchie parole

Non si dorme, alla ricerca di quanto non posso ritrovare. Ma qualcosa mi guida, tra gli scaffali, tra i file dell'iMac. Una poesia giovanile. Retorica, adeguatamente pomposa, di quando mi rammaricavo che mio padre, dopo l'infarto, non potesse essere più quello era stato.

Ora che i bilanci si possono fare mi accorgo di quanto avessi torto.

Il male aveva intaccato il suo corpo, è vero, ma il mio Papà non è mai stato meno sé stesso. Mai.

Che cantonata.

Era tutto lì davanti ai miei occhi, ma io vedevo la sofferenza fisica e non la passione e il divertimento che metteva in ogni cosa. Forse solo all'arrivo del suo adorato nipotino ha cominciato per me ad aprirsi uno spiraglio di quella verità che oggi è così ovvia.

Anche se ora so che il motivo per cui l'ho scritta non era il più "giusto", non m'importa.

E' per te, Papà. So che l'hai letta. Ti ho visto che lo facevi, e mi sono un po' stizzito e imbarazzato, per questo. Ma sono felice che tu l'abbia fatto.



P a d r e


Scintille dorate
ovunque
nei tuoi occhi
sul tuo cuore
che girano e
cadono
e sciolgono parole
che mai verranno dette
che mai
verranno scritte
ma che pure
torniranno
momenti di calore
brillanti
come l'astro del tuo affetto.

Rivoglio
quei puri diamanti
che ho gettato laggiù
fra i rottami degli anni
ineluttabilmente assenti
per mio stesso dolo,
e con quelli
violerò
l'inviolabile cancello
della cui chiusura
ancora
porti il segno
sul tuo petto.

Il mio cuore s'è schiuso
come un fiore.



...

Mi manchi già tanto.

0 commenti: