una risorta

Di nuovo si fa il vuoto attorno a me.

Pensavo di essermi abituato a questa sensazione. Invece niente. Anzi, sempre più dolorosa.

Scoprire che un sorriso non è per me, che un pensiero non è per me, che posso solo sedere e lasciare che le ore, i giorni, gli anni mi scorrano addosso come un fiume che si rifiuta di portarmi con sè. Che i miei sogni sono moneta fuori corso.

La potatura non è venuta bene, vedo.

Due giri dell'anello di piazza Arisotea, mentre con P. si parlava di niente, e tutto è stato di nuovo chiaro. Desidero smettere di desiderare l'impossibile. Ma anche questo è un desidero che rientra nella catagoria "impossibile".

Gozzano scriveva:

"E' come un sonno blando
un ben senza tripudio;
leggo lavoro studio
ozio filosofando...

La mia vita è soave
oggi, senza perchè;
levata s'è da me
non so qual cosa grave..."

"Il Desiderio! Amico,
il Desiderio ucciso
vi da questo sorriso
calmo di saggio antico...

Ah! Voi beato! Io
nel mio sogno errabondo
soffro di tutto il mondo
vasto che non è mio!

Ancor sogno un'aurora
che gli occhi miei non videro;
desidero, desidero
terribilmente ancora!..."



Basterà, mettere in rima la mia angoscia?

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