friday friday

Due ore al Venerdì.
Gli occhiali mi scivolano sul naso e li spingo al loro posto. Che brutta giornata, oggi. Inutile, faticosa. Apro gli armadi dell'ufficio, le pratiche che mi attendono. Dove diavolo ho messo il cellulare? Vorrei mandare un messaggio ad un amico ma non lo trovo. I telefoni, la stampante che s'inceppa. Uscire dal sistema per le 13 e trenta causa aggiornamento software, prego, informeremo quando sarà possibile ricollegarsi. E via, il nastro della calcolatrice da tavolo lungo quanto un'autostrada. Lungo fino a casa, almeno. Si fottano le targhe alterne. Chi ha mai detto che i Lunedì sono le giornate peggiori? Le mie dita sono un'unica ricamata cicatrice. Anche oggi, il solito taglio con la carta. Me ne accorgo mentre piego un foglio da infilare in una busta, dove lascio un mio campione di DNA. Un sorriso mi sfiora la bocca. Da qualche parte in rete, credo sul blog di un tale in Australia: non solo le donne sanguinano ciclicamente. Anche se non penso possa riferirsi alle mie dita martoriate. Ogni volta che suona un cellulare mi volto credendo sia il mio, che non c'è, che non trovo. Dove diavolo l'ho imbucato, maledizione? E, se debbo dirla tutta, cosa ci fa qui il telecomando del mio stereo?

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